Maria Vittoria Berti |
English Text written by Maria Vittoria Berti from the solo show press release of Vénera Kastrati "The woman produces the man. The man will kill her" at PivArte Gallery Bologna, march 29-th 2008
"It is in the nature of the things: the adult has responsibility and decision making capabilities. However Vénera Kastrati wants to go deeper: refusing the idea that only the man responds to our ancestral needs. His prevailing requirements of an often bad life, without scruples, forces her to look for the causes of his impulses, of the abdication of love from which he was generated. She explores the educational childhood phases with conviction, as if she looks to find some justification, even if they’re far away, even if they’re faint, even if they’re difficult…she firmly believes in the "clean sweep" of a philosophical memory: It is the idea that man is generated from pedagogical ideologies, and social and economic preconditions that form this unquestionable nature. The woman, "the producer" of humanity, is at the beginning just an indistinct matrix, even if she is pushed from her love, she is in the position of an educational mother, of a character matrix, consequently matrix of a collective social stamp whom will swallow up the same love from where the last one was generated.The woman will die from the same hand of her own children….or from the same hand that she unconsciously educated her children. She was simply following tradition, history, all that has been handed down for generations. Man is capable of devastating war, of a decisional possibility that is highlighted in history and everyday news, able to refuse the same love from which he was born. After all, woman keeps on giving birth and giving love but, in her function of an intimate and silent familiar dimension, she has an considerable importance in the future emancipation of the human being. What are the consequences of an education setting out tradition? Is the same woman, the mother, the manufacturer of monsters that were generated from a primary impulse of love? In the research of the possible various human forms, Kastrati analyzes first and foremost the infantile phases of everyone of us. Through the toys that are assigned to both male and female children, the characterizing seeds are sown for the distinguished future. Through the commercial choices of big businesses that produce toys, the educating mother chooses what kind of toy to give to her children. So Vénera Kastrati dedicates a part of the exhibition to a doll refused by the western market because it is black, than to the plastic prototypes of the powerful army men, that in the aspect of invincible character, these toys are given to the male children because they can stage their imaginary battles. Using various mediums, from video to drawings, photography, Kastrati creates a tense crossing in order to focus reflections and to create doubts, to stimulate feelings whether intellectual or perceptive, in short to involve as many visitors as possible in a scenic atmosphere, wrapping them up and making them take part in it. In the heart of the exhibition is a big panel of transparent Plexiglas, painted over a producer mother, through the one which will project the shade of every spectator on the wall: every one of us is a son/daughter of a big mother, assimilable figure, to a indistinct prototype producer. The video, another important part of the exhibition, recreates the concept of a producer mother and an unconscious destroyer, and is talking about innocence motherly love and it’s consequences social- historic The thread of the exhibition is the last research of Kastrati dedicated to the shadow. Each of her works is double, splitting in two just throwing, settling and seeping into other works, creating the idea of the other face of the things, and of the cohabitation of one into other to the different possibilities. It is saying that every person is a result of his/her own educative background, and other generated following events. Every thing has some effect on a behind-the-scenes activity."
Italiano Testo critico scritto da Maria Vittoria Berti
dal comunicato stampa della mostra personale di
Vénera Kastrati "The woman produces the man. The man will kill her" alla Galleria PivArte Bologna, il 29 marzo 2008
"E’ nella natura delle cose: l’uomo adulto ha responsabilità e capacità di decisione. Ma Vénera Kastrati vuole andare a fondo: rifiutando l’idea che l’uomo risponda unicamente a bisogni ancestrali, alle esigenze imperanti di una vita spesso cattiva e priva di scrupoli, cerca le cause dei suoi impulsi, della sua abdicazione all’amore da cui fu generato. Esplora, con convinzione, le fasi educative dell'infanzia, come se cercasse qualche giustificazione, seppur lontana, seppur flebile, seppur difficile... crede fermamente nella “tabula rasa” di ricordo filosofico, nell’idea che l’uomo sia generato da ideologie pedagogiche, sociali ed economiche ancor prima che da una natura indiscutibile. La donna “produttrice” dell’umanità, se inizialmente è soltanto indistinta matrice, pur spinta da amore, si trasforma, nella sua funzione di madre educatrice, in matrice di carattere, e di conseguenza, di uno stampo sociale collettivo che fagociterà lo stesso amore da cui fu generato. La donna morirà per la stessa mano dei suoi figli… o per la stessa mano dell’educazione che ai suoi figli ha inconsapevolmente dato, seguendo la tradizione, la storia, ciò che le è semplicemente stato tramandato. L’uomo è capace di guerre devastanti, di una possibilità decisionale che assume evidenza nella storia e nella cronaca quotidiana, del rifiuto dell’amore da cui nacque. La donna, in fondo, rimane capace di generare e di dare amore ma, nella sua funzione a dimensione familiare intima e tacita, ha un’importanza rilevante nella futura emancipazione umana. Quali sono le conseguenze di un’impostazione educativa tradizionale? E’ la donna stessa, la madre, la produttrice di mostri nati da un primario impulso d’amore? Alla ricerca delle possibili varianti umane, la Kastrati analizza in prima istanza le fasi infantili di ciascuno di noi. Attraverso i giocattoli che vengono assegnati ai bambini, siano essi maschi o femmine, già individua germi di un futuro caratterizzante. Attraverso le scelte commerciali delle grandi industrie produttrici di giocattoli, la madre educatrice sceglie quale gioco donare ai propri figli. Così Vénera Kastrati dedica parte della mostra ad una bambola rifiutata dal mercato occidentale perché nera, ai prototipi di plastica di uomini armati e potenti che, in forma di personaggi invincibili, vengono donati ai maschi perché possano inscenare le loro battaglie immaginarie. Mettendo in atto tecniche diverse, dal video, al disegno, alla fotografia, la Kastrati costruisce un percorso teso a focalizzare riflessioni ed a creare dubbi, a stimolare i sensi sia intellettuali che percettivi, coinvolgendo il più possibile il visitatore in un ambiente scenografico che lo avvolga e lo renda partecipe. Il fulcro della mostra è un grande pannello di plexiglas su cui è dipinta una madonna-madre, ed attraverso cui l’immagine di ogni spettatore viene proiettata sulla parete: ognuno di noi è figlio di una grande madre, di una figura assimilabile in un indistinto prototipo generatore. Il video, altra parte fondante della mostra, insiste sul concetto di madre generatrice ed inconsapevole distruttrice, sull’innocenza dell’amore materno e sulle sue conseguenze storico-sociali. Il filo artistico conduttore della mostra è l’ultima ricerca della Kastrati dedicata all’ombra. Ognuna delle sue opere è doppia, si sdoppia appunto proiettandosi, si insinua e si deposita su altre opere e genera così l’idea della diversa faccia delle cose e della connivenza una nell’altra delle diverse possibilità. Come a dire che ogni individuo è la risultante della propria origine educativa e degli eventi successivi che ne vengono generati. Ogni cosa ha un retroscena e degli effetti."