Annalisa Califano


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English "A SHADOW SYMPHONY" 5/9/2006. Gli speciali di Kalporz An homage to Jeffrey Lee Pierce in a new album by Circo Fantasma and in its cover produced by Venera Kastrati, an evocative and uncommon poetic work.

Jeffrey Lee Pierce as Buffalo Bill. A memorable character, the second, who in 1987 inspired the realization of a charming and wild album, an innovative project which gathered in studio for the first time members from different mid-80s post-punk scene bands. I knew Buffalo Bill was the result of the instinctive record sessions of one of the first alternative "supergroups" in the history of rock that boasted the partecipation of Jeremy Gluck (Barracudas), Nikki Sudden (Swell Maps, Jacobites), Epic Soundtracks (Swell Maps, Crime and the City Solution), Rowland S. Howard (Birthday Party, These Immortal Souls) and Jeffrey Lee Pierce (Gun Club). Twenty years later, Circo Fantasma reckon with the past with an album titled I knew Jeffrey Lee (Lain Records) that wants to pay homage to the music of that decade balacing post-punk, hardcore, new wave, psychobilly and to one of its most important interpreter, although not sufficiently remembered. Jeffrey Lee Pierce and his Gun Club constituted the pattern of the open band, with a different line-up for each record and in constant communication with other groups that would have entered the history of rock (Cramps, Bad Seeds, Sister of Mercy, Einsturzende Neubauten). Learnt this lesson, Circo Fantasma can rely on the contribution of Nikki Sudden, Amaury Cambuzat, Emidio Clementi, Manuel Agnelli and Cesare Basile, just to name a few among the many guests appeared on this record. The title first tells us about the commemorative intention of the project and this leads straight to the collaboration with a young artist of Albanian origin, but living and working in Milan. The last works produced by Venera Kastrati with a shadow theatre strongly impresses Nicola Cereda (singer e guitarist of the band) who decides to commission her the cover. He considers that technique particurlarly close to his music spirit and he's right. This intuition gives birth to an entire serie of works: Saints Symphony is a gallery of portraits dedicated to famous deceased music celebrities. John Lennon, Jim Morrison, Joe Strummer, Ian Curtis, Kurt Cobain and Jeffrey Lee Pierce pass by in procession. They appear and disappear. Venera takes possession of images that reside in everyone memory, transforms them into profiles and puts them in front of a source of light. The images resulting from the projection are saved from their frailty by the photographic click. What comes out of it is a kind of icon or holy picture, a memory tribute stating religious and elegiac connotations together with one of peculiar rock mithology features, death turning into its opposite and sealing the extraordinary being of the idol exposed to veneration. A commemoration demanding silence, all music is on this side of the work, in the eyes and in the memory of the audience. What makes even more interesting this serie is its focus on shadow. In the western culture it is inseparable from subjects such as double identity, view and cognition deception, in other words from a perturbative life emanation. Morever it is inscribed in the philosophical origins of cinema, photography and visual art; painting is usually considered to be invented when the outline of a man's shadow was drawn on a wall. Shadow is therefore underneath the first world representation and reproduction. But Venera's pictures are not simply portraits, the technique chosen by the artist gives them a much more important symbolic meaning. Shadow is a body mark, not just its representation; its substitutive function increases the affective value and recalls body opacity between presence and absence. Venera's theatre of shadows reinterprets art and cinema origins playing a game on vision and representation uncertainty, through spirit and matter transubstantiating Circo Fantasma's music.

Italiano LA SINFONIA DELLE OMBRE. Un omaggio a Jeffrey Lee Pierce nel nuovo disco dei Circo Fantasma e in una copertina d'artista realizzata da Venera Kastrati dai contorni suggestivi ed insolitamente poetici. Pubblicata in data 5/9/2006.

Jeffrey Lee Pierce come Buffalo Bill. Una figura memorabile, la seconda, che nel 1987 ispirò la realizzazione di un album affascinante e selvaggio, un progetto innovativo che per la prima volta vedeva riuniti in studio i componenti di diverse band di culto della scena post punk di metà anni '80. I knew Buffalo Bill fu il risultato delle istintive sedute di registrazione di uno dei primi "supergruppi" alternativi della storia del rock che vantava la presenza di Jeremy Gluck (Barracudas), Nikki Sudden (Swell Maps, Jacobites), Epic Soundtracks (Swell Maps, Crime and the City Solution), Rowland S. Howard (Birthday Party, These Immortal Souls) e Jeffrey Lee Pierce (Gun Club). Vent'anni dopo i Circo Fantasma riallacciano i fili col passato con un album dal titolo I knew Jeffrey Lee (Lain Records) che vuole essere un omaggio alla musica di quel periodo in bilico tra fermenti post punk, hardcore, new wave, psychobilly, radici blues e ad uno dei suoi interpreti più importanti, ma troppo poco ricordati. Quella che Jeffrey Lee Pierce e i suoi Gun Club disegnarono fu il prototipo della formazione aperta, con una line-up diversa ad ogni disco e che intrecciò una felice trama di relazioni con gruppi che avrebbero fatto storia (Cramps, Bad Seeds, Sister of Mercy, Einsturzende Neubauten). I Circo Fantasma fanno tesoro di questa lezione, trovandosi così a poter contare sulla partecipazione niente meno che di Nikki Sudden, Amaury Cambuzat, Emidio Clementi, Manuel Agnelli e Cesare Basile, solo per citare alcuni tra i numerosi ospiti che hanno dato il loro contributo al disco. Sin dal titolo si esplicita l'intento rievocativo del progetto e rientra perfettamente in questa ottica la collaborazione con una giovane artista di origine albanese che vive e lavora a Milano. Gli ultimi lavori di Venera Kastrati realizzati col teatro delle ombre hanno infatti colpito Nicola Cereda (cantante e chitarrista dei Circo Fantasma) che decide di commissionarle la realizzazione della copertina, considerando questa tecnica particolarmente appropriata a rendere visivamente lo spirito del disco, e centra in pieno l'obiettivo. Da questo spunto ha peraltro origine un'intera serie di opere: Saints Symphony è una galleria di ritratti dedicata a celebri icone della musica decedute. Vi sfilano le immagini di John Lennon, Jim Morrison, Joe Strummer, Ian Curtis, Kurt Cobain e Jeffrey Lee Pierce, appunto. Appaiono e scompaiono. Venera si appropria di scatti che sono nella memoria di tutti, ne ricava delle sagome e le espone ad una fonte luminosa; l'immagine che si disegna dalla proiezione dell'ombra viene sottrata alla vacuità dallo scatto fotografico. Il risultato è una sorta di icona-santino, un tributo della memoria che reca evidenti connotazioni elegiache e religiose e che evidenzia un tratto peculiare della mitologia atea del rock, quello in cui la morte si rovescia nel suo opposto e suggella lo statuto di unicità dell'idolo offerto alla venerazione. Una commemorazione che esige silenzio, la musica è tutta al di qua dell'opera, negli occhi e nella memoria dello spettatore. Ciò che rende ancora più interessanti queste opere è il discorso che si produce sull'ombra. Nella cultura occidentale essa è inscindibile dal tema del doppio, dall'inganno degli occhi e della conoscenza (il mito della caverna), insomma dalla perturbante emanazione della vita, che si ritrova peraltro nelle radici filosofiche di fotografia e cinema, nonché dell'arte visiva. Vuole infatti la storia che la pittura abbia avuto origine quando fu tracciato il profilo attorno alla sagoma scura proiettata da un uomo. L'ombra sta quindi alla base del primo atto di rappresentazione e di riproduzione del mondo, con quanto di demiurgico questo comporta. Ma le immagini di Venera non sono semplici ritratti, la tecnica con la quale sono realizzate conferisce loro una valenza simbolica più accentuata. L'ombra è un'impronta del corpo, non solo una sua raffigurazione; il carattere sostitutivo accentua il valore affettivo rievocando l'opacità del corpo tra presenza e assenza. Il teatro delle ombre di Venera rilegge le origini della storia dell'arte e del precinema (lanterne magiche, kinetoscopio) sviluppando un gioco sull'incertezza della rappresentazione e della visione, tra spirito e materia che transustanzia la musica dei Circo Fantasma.