7 Passi..............................................2004 - 2005 |
7 Steps... 7 steps you must walk to cross "Hani i Hoti", the neutral zone on the border between Albania and Montenegro. 7 steps have been separating my father and his sister for 43 long years, from 1948, when Tito and Stalin broke up the diplomatic relationship and the frontiers were closed, until 1991 after the fell of the dictatorship government in Albania. 7 steps to let the imagination flows, looking for one's own land, loves, roots. 43 years of clandestine letters, envelopes preserved from my father still today, precious caskets , containers of a crying heart and imprison tears over the thin material of her handkerchiefs. This is the screen-play, dig in the real past of my family's history. My small theater of shades populated by characters painted in watercolour, puppets and limp inanimate bodies if not because of the intervention of a human being, from whose agile hands depend the expressiveness. The outlines of these figures aren't well defined and they consist of a few marks (generally amplified), so that the onlooker is forced to use his imagination in order to complete and understand the story integrating what is real with what is fiction. In the same way as my father used to consider his relationship with his own origins and the figure of his sister: a kind of surrealistic vision that goes beyond the imagination. In literature, shades are considered the worrying and black projection of the bodies, living their own independent life. What happens in my tale is that the shadow, separated at last from the body, can freely move without restrictions. The theater of shades, progenitor of the silent films, gave me the possibility to build talking images without any voice. Shades as characters in a way, such as in Hithchock and Orson Welles films. The "circular mask" would like to remind Murnau, Joseph Von Sternberg, the first Lubitch, coming back to a sort of "underline" image and to the intimacy of a secret stolen through the objective eye. |
7 Passi… 7 sono i passi che devi percorrere per attraversare la zona neutrale tra l'Albania e l'ex-jugoslavia, nella zona di confine tra Scutari e Montenegro chiamata Hani i Hotit.
7 passi che hanno diviso mio padre da sua sorella per 43 lunghissimi anni, dal momento della chiusura dei confini avvenuta nel 1948 (al tempo della rottura dei rapporti tra Tito e Stalin) fino alla loro riaperura nel 1991 a seguito della caduta della dittatura in Albania.
7 passi per abbandonarsi all'immaginazione, alla ricerca della propria terra, dei propri amori, delle proprie origini.
43 anni di lettere clandestine, buste conservate da mio padre ancora oggi, scrigni preziosi contenenti un cuore piangente e lacrime imprigionate nella fine stoffa dei fazzoletti di lei.
Questa è la sceneggiatura, scavata nel passato reale della storia della mia famiglia. Il mio piccolo teatro delle ombre popolato da personaggi in acquerello, burattini e flosci corpi inanimati se non per intervento di un essere umano, dalle cui agili mani dipende l'espressività.
Le silouettes dei personaggi constano di pochi tratti (in genere amplificati) e non presentano particolari: per poter seguire la storia lo spettatore deve immaginare ciò che vede ed è pertanto portato a integrare l'immagine reale con quella fantastica. Così come mio padre era portato a considerare il rapporto con le proprie origini e la figura della propria sorella: immagini surreali che oltrepassano la fantasia.
Nella letteratura l'ombra è considerata l'inquietante e nera proiezione dei corpi, ma che a volte vive una vita propria e indipendente, proprio come succede nella mia storia dove le ombre si separano dall'uomo e possono finalmente viaggiare libere.
Il teatro delle ombre come progenitore del cinema muto mi ha dato la possibilità di costruire immagini parlanti sebbene senza voce.
La mascherina circolare, intende riportare a Murnau e Joseph Von Sternberg, al primo Lubitch, all'ombra che diventa personaggio come nei film di Hithchock e Orson Welles…ci fa tornare a quelle immagini "sottolineate" e all'intimità di un segreto rubato attraverso l'occhio di un obbiettivo. |